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Intervento del Presidente dell’IILA in occasione del Latin America and Trade: Europe and Pacific Area Trade-Off (MAE 27 giugno 2013)


XXV Villa Mondragone International Economic Seminar

Economics Foundation

University of Rome Tor Vergata

Presentazione a cura dell’Ambasciatore del Messico in Italia,

Miguel Ruiz-Cabañas Izquierdo, nella II sessione “Latin America and Trade: Europe and Pacific Area Trade-Off”

27 giugno 2013


Ruiz Cabañas-4


Ringraziamenti

Ringrazio gli organizzatori del XXV Villa Mondragone International Economic Forum, soprattutto il Dottor Luigi Paganetto, per il suo gentile invito a partecipare a questa sessione. Ringrazio inoltre l’Ambasciatore Luigi Marras, Direttore Generale per la Mondializzazione della Farnesina, per la sua introduzione a questa sessione sull’America Latina.

Faccio questo intervento in qualità di Ambasciatore del Messico in Italia. Pertanto, centrerò le mie osservazioni sulla questione sollevata dagli organizzatori, e cioè, sulle relazioni commerciali dei paesi latinoamericani con l’Unione Europea, da un lato, e con la regione dell’Asia Pacifico, dall’altro, nei prossimi anni. Naturalmente, i miei commenti sono esclusivamente mie opinioni personali.

Introduzione

Discutendo il tema mi riferirò, in primo luogo, ad alcuni dati di base, di quello che attualmente rappresentano in termini economici e commerciali, i paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Poi commenterò brevemente la situazione economica europea, il suo impatto sulla nostra regione, in termini di commercio e di investimento, e le prospettive delle relazioni economiche tra le due regioni, che si apriranno nei prossimi anni. Più tardi, vorrei discutere sulla situazione della regione Asia Pacifico e sulle opportunità che questa offre ai paesi dell’America Latina e dei Caraibi.

Infine, la mia proposta, è che le relazioni tra l’UE e l’AM non smettano di essere importanti, ma devono essere regolate dalla nuova logica economica globale e, di conseguenza, dobbiamo promuovere relazioni di commercio e investimenti ancora più favorevoli reciprocamente.

Dove si trova oggi l’America Latina?

Nella Tabella 1, possiamo vedere che, con una superficie di 20,4 milioni di kilometri quadrati, i paesi latinoamericani occupano il 15,2 per cento della superficie totale mondiale. La nostra popolazione di 586 milioni di persone, per lo più giovani, è pari

al 8,44 per cento del totale mondiale. Nel 2012, il PIL medio pro capite era superiore a 12 mila dollari, e le nostre economie hanno registrato una crescita media del 3 per cento l’anno scorso. Il nostro commercio con il resto del pianeta, di circa 2.238,6 miliardi di dollari, ha rappresentato il 6,07 per cento del commercio mondiale, che, stando alla Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo, l’UNCTAD, è stato di circa 36 890,0 miliardi di dollari.

I Paesi latinoamericani hanno oggi una gestione molto prudente delle loro economie, con deficit fiscali bassi e significative riserve monetarie. Disponiamo di una favorevole dotazione di risorse naturali, anche se alcuni paesi sono molto vulnerabili ai cambiamenti climatici, il che si riflette nelle prolungate siccità e inondazioni.

Tabella 1. Principali Indicatori Economici dell’America Latina e dei Caraibi nel 2012

INDICATORE

ALC

MONDO

Superficie (Km2)

20 419 640

134 236 058

Popolazione (milioni di persone)

585,8

6.940,7

Disoccupazione (% PEA)

6,4

n.d.

PIL reale

3,0

3,2

PIL (MMDD)

5 765,6

71 707,3

PIL pro capite (PPA, dollari internazionali)

12 332,0

n.d.

Inflazione %

5,6

3,9

Investimenti stranieri diretti (MMDD)

216,9

684,4

Esportazioni (MMDD)

1 111,5

18 323,0

Importazioni (MMDD)

 1 127,1

18 567,0

Commercio totale (MMDD)

2 238,6

36 890,0

         Fonte: FMI, CEPAL e UNCTAD; MMDD: miliardi di dollari

È molto importante notare che, a differenza dell’Europa che fa affidamento sull’Unione Europea, i paesi dell’America Latina e dei Caraibi non hanno un unico schema di integrazione economica. Anche se nel 2010 è stato costituito il CELAC, la Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi, che riunisce per la prima volta nella storia tutti i paesi dell’America Latina e dei Caraibi, questo organismo ha funzioni di dialogo politico e di cooperazione con altre regioni come l’Unione Europea, però manca di meccanismi che promuovano l’integrazione economica fra i suoi membri. In questo momento, come possiamo vedere nella Tabella 2, convivono nella regione almeno cinque grandi gruppi che promuovono l’integrazione economica e la coordinazione politica sub regionale.

 

Tabella 2. Principali Meccanismi di integrazione economica in ALC

Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela)

 

SICA (Belize, Guatemala, Honduras, El Salvador, Costa Rica, Nicaragua, Panamà)

 

ALBA (Bolivia, Cuba, Ecuador, Nicaragua e Venezuela)

 

CARICOM (paesi dei Caraibi anglofoni e Haiti)

 

Alleanza del Pacifico (Cile, Colombia, Messico e Perù)

 

 

Prospettive di crescita economica per l’America Latina nel 2013

Alla fine del 2012, la crescita economica della regione è stata del 3,0%. In questo rendimento economico della regione, ha influito la debolezza dell’economia globale dovuta alla recessione in Europa, nonché il rallentamento della Cina e la modesta crescita degli Stati Uniti.

Tabella 3. America Latina e Caraibi: crescita reale del Prodotto Interno Lordo. Tasso di crescita

Paese

2010

2011

2012

2013

Totale del Centro America

4,0

4,9

5,0

4,2

Messico

5,6

3,9

3,9

3,5

Belize

2,7

2,3

5,3

2,7

Costa Rica

4,7

4,2

5,1

3,5

El Salvador

1,4

1,5

1,6

2,0

Guatemala

2,9

3,9

3,0

3,2

Honduras

2,8

3,6

3,3

3,3

Nicaragua

3,1

5,1

5,2

5,0

Panama

7,6

10,6

10,7

8,0

Totale del Sud America

6,5

4,5

2,5

3,5

Argentina

9,2

8,9

1,9

3,5

Bolivia

4,1

5,2

5,2

5,0

Brasile

7,5

2,7

0,9

3,0

Cile

6,1

6,0

5,6

5,0

Colombia

4,0

5,9

4,0

4,5

Ecuador

3,3

8,0

4,8

3,5

Paraguay

13,1

4,4

-1,2

10,0

Perù

8,8

6,9

6,2

6,0

Uruguay

8,9

5,7

3,9

3,8

Venezuela

-1,5

4,2

5,6

2,0

Totale dei Caraibi

3,0

2,6

2,6

3.0

Antigua e Barbuda

-7,9

-5,0

2.3

2,4

Bahamas

0,2

1,6

2,5

2,4

Barbados

0,2

0,4

0,0

0,7

Cuba

2,4

2,7

3,1

3,5

Dominica

0,9

-0,3

-1,5

1,1

Granada

0,0

1,0

1,2

3,3

Guyana

4,4

5,4

4,8

4,9

Haiti

-5,4

5,6

2,8

6,0

Giamaica

-1,5

1,3

-0,3

0,4

Repubblica Dominicana

7,8

4,5

3,9

3,0

San Cristobal e Nieves

-2,4

2,1

-1,1

2,9

Saint Vincent e Grenadine

-2,8

0,1

1,5

1,1

Santa Lucia

0,4

1,3

-3,0

2,7

Suriname

7,3

4,4

4,5

4,3

Trinidad e Tobago

0,0

-1,4

0,4

2,5

America Latina e Caraibi

5,9

4,3

3,0

3,5

   

 Fonte: CEPAL

Nel 2013, (vediamo la Tabella 3), si prevede un discreto recupero dell’economia mondiale, anche se in un contesto di elevata incertezza e volatilità dei mercati finanziari internazionali. Il FMI prevede che la crescita dell’economia globale sarà pari al 3,3% rispetto al 3,2% registrato nel 2012. Dal canto suo la ONU prevede una crescita dell’economia mondiale ancora più bassa: del 2,4% nel 2013.

Le economie dei paesi in via di sviluppo e i mercati emergenti resteranno il principale motore dell’economia globale, in particolare i paesi dell’Asia (la Cina potrebbe registrare una crescita dell’8,0%, leggermente superiore al 7,8% del 2012). Gli Stati Uniti cresceranno del 1,9%, tasso leggermente inferiore a quello del 2012 (2,2%), mentre i paesi della zona euro registreranno, per il secondo anno consecutivo, una recessione economica che nel 2013 sarà dello – 0,3%. La crisi in questa zona continuerà ad essere uno dei principali fattori di rischio per l’economia mondiale e per quella dell’America Latina e dei Caraibi.

In questo scenario, la CEPAL (Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi), stima che nel 2013 l’America Latina e i Caraibi registreranno una ripresa della crescita economica, con un tasso di espansione di circa il 3,5%, che, anche se leggermente superiore a quello registrato nel 2012 (3,0%), è ancora distante da quello osservato nel 2010 (5,9%). Questa importante espansione sarà trainata principalmente dalla ripresa delle economie di Argentina e Brasile, così come dalla crescita prevista per il Messico.

A livello di subregioni, l’America Centrale nel 2013 vedrà una crescita media del PIL del 4,2%, evidenziando il Panamà (8,0%) che continuerà con il dinamismo osservato negli ultimi anni I paesi sudamericani registreranno una crescita del 3,5%, determinata da un migliore rendimento economico del Brasile (3,0%) e dell’Argentina (3,5%), e dalla forte crescita della Colombia (4,5%), del Cile (5,0%) e del Perù (6,0%). Le nazioni dei Caraibi registreranno un incremento del 3,0%, leggermente superiore a quello dell’anno precedente, a causa del maggiore dinamismo economico di Cuba e della ripresa delle economie di Trinidad e Tobago e Giamaica.

Il peso dell’Unione Europea nel commercio e negli investimenti mondiali e il suo significato per l’America Latina e i Caraibi

Nonostante la sua stagnazione economica degli ultimi anni, i 27 paesi dell’Unione Europea, sono ancora i principali esportatori e importatori di beni e servizi a livello globale, nonché i principali fornitori e destinatari di investimenti esteri nel mondo, al di sopra degli Stati Uniti, la Cina o il Giappone. Secondo la Commissione Europea, la base industriale europea rimane molto forte, il che consente di registrare un surplus di 300 miliardi di euro all’anno. Al tempo stesso, l’Unione Europea è competitiva nel settore dei servizi, il che spiega il suo surplus commerciale di 100 miliardi di euro. Anche nel settore agricolo, l’UE ha migliorato di molto la sua competitività, passando da un deficit a un avanzo.

L’UE è sempre stata un socio molto importante nel commercio e negli investimenti dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi. L’Europa, negli ultimi dieci anni, ha investito nella nostra regione circa il 40% del totale degli investimenti diretti esteri che la regione ha ricevuto. Al tempo stesso l’UE è il secondo o terzo socio commerciale delle nazioni dell’America Latina, dopo gli Stati Uniti, o la Cina, secondo il caso di ciascun paese.

Tuttavia, gli analisti prevedono che l’UE avrà, per il terzo anno consecutivo, una crescita economica negativa. Questa situazione avrà un impatto sulle esportazioni dei paesi latinoamericani. Gli esperti stimano che per la ripresa economica nell’Unione Europea ci vorranno ancora tra i 2 e i 5 anni. In realtà, la stagnazione economica nell’UE, sommata alla lenta crescita degli Stati Uniti, si è riflessa nel commercio internazionale, che ha subito un rallentamento nel 2011 e nel 2012, anche se si prevede un modesto recupero nel 2013, come possiamo vedere nella Tabella 4.

 

Tabella 4. Commercio Mondiale di Beni, 2004-2013 (tasso annuale di variazione)

Fonte: UNCTAD, CEPAL

Nel frattempo, le economie dell’Asia Pacifico sono riuscite a mantenere il loro dinamismo degli ultimi dieci anni e, nel 2012, sono cresciute in media del 7,5%. Per il 2013, si prevede registreranno una crescita del 7,9%. La Cina è cresciuta del 7,8% nel 2012, 1,4% in meno rispetto al 2011, ma è destinata a crescere dell’8,2% nel 2013. La crescente importanza delle economie asiatiche, in particolare della Cina nell’economia mondiale, costringe i paesi latinoamericani a ripensare le loro opzioni strategiche. Secondo i principali analisti internazionali, l’Asia continuerà a guidare la crescita globale nel prossimo decennio, e l’America Latina contribuirà più dell’Europa, come indicato nella Tabella 5.

 

 

mappa 

 

 

 

 

Tabella 5. Regioni con maggiore crescita, 2013-2022

Fonte: UNCTAD, CEPAL

 

In questo contesto, si prevede che la Cina e le altre economie dell’Asia e del Pacifico, come lndia, Corea, Taiwan, Hong Kong, Indonesia, Malesia, Singapore, Vietnam, Filippine e Thailandia, continueranno a crescere a ritmi accelerati, superiori alla media del 6 o 7 per cento. La domanda delle materie prime in queste economie,  aiuterà a mantenere elevati i loro prezzi, nei prossimi anni, il che a sua volta consentirà ai paesi latinoamericani che esportano questi prodotti, principalmente dal Sud America, di mantenere alti i guadagni di esportazione.

Lo spostamento del centro di gravità dell’economia mondiale verso l’Asia, ha prodotto negli ultimi anni diverse mosse strategiche con le quali alcuni paesi e gruppi di paesi cercano di rispondere o di posizionarsi meglio per competere e beneficiare del nuovo scenario mondiale. In questo senso, si spiega l’iniziativa degli Stati Uniti e degli altri paesi di avviare la negoziazione di un Accordo Transpacifico di libero scambio, il TTP, che include diverse economie asiatiche e il Canada, gli USA, il Messico, il Cile e il Perù nel continente americano. Le trattative di questo schema sono iniziate nel 2011. La complessità delle stesse, consente di prevedere che ci vorrà del tempo per ottenere un successo.

Inoltre, solo una settimana fa, al termine del Vertice del G8 in Irlanda del Nord, i leader degli Stati Uniti e dell’Unione Europea hanno annunciato che il prossimo 8 luglio a Washington, inizieranno le trattative per un accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. La Commissione Europea aveva dichiarato da tempo che questo trattato era prioritario per la strategia commerciale dell’Europa. Si prevede che questo Accordo possa concludersi alla fine del 2014. Indubbiamente, se le trattative avranno successo, questo accordo avrà ripercussioni commerciali ed economiche sul resto del pianeta semplicemente per il fatto che, insieme, gli Stati Uniti e l’Unione Europea, rappresentano circa il 52% del PIL mondiale. Tuttavia, considerando che i dazi tra i due attori sono già molto bassi, si prevede che l’effetto principale sia adottare misure atte ad agevolare ulteriormente il commercio attraverso l’adozione di standard normativi e di comune regolamentazione.

Opzioni per i paesi dell’America Latina e dei Caraibi

Di fronte al nuovo scenario internazionale, è naturale che i paesi della regione cerchino di aumentare i loro legami commerciali e di investimento con i paesi dell’Asia. Tuttavia, la posizione di ciascun paese della regione è diversa in accordo alla sua struttura produttiva, la sua capacità di esportare, e il tipo di beni e servizi esportati.

Mentre l’economia dell’Unione Europea resta stagnante, o mostra bassi tassi di crescita, è improbabile che i paesi latinoamericani aumentino le loro esportazioni verso questo mercato. Pertanto, lo scenario previsto per i prossimi anni, è che i paesi latinoamericani aumentino il loro commercio con la Cina e i paesi dell’Asia Pacifico. Questo commercio continuerà a rappresentare entrate significative per le sue esportazioni.

Tuttavia, queste scelte strategiche, non significheranno, in alcun modo, che l’economia dell’UE avrà meno importanza per i paesi della regione. Al contrario, come è avvenuto negli ultimi anni, i paesi dell’Unione Europea possono aumentare gli investimenti in tutti i settori produttivi delle economie della regione, come ad esempio l’automotrice, i ricambi d’auto, l’aerospaziale, i progetti di infrastrutture, la biotecnologia, la produzione di nuovi materiali, l’industria chimica e petrolchimica, e i progetti di energia rinnovabile.

C’è un quadro istituzionale ben sviluppato tra l’UE e i diversi paesi dell’America Latina, come risulta dagli accordi di associazione strategica con il Brasile e il Messico, gli accordi di libero scambio con Cile, Colombia, Perù, Messico e in associazione con i paesi dell’America Centrale, o le nazioni del CARICOM. L’Unione Europea continuerà a negoziare con il MERCOSUR, però l’assenza di un accordo, non ha significato limitare il commercio o gli investimenti in tali paesi. Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e anche Venezuela, sono significativi soci commerciali dell’UE.

Attraverso nuovi investimenti nella regione, l’UE non solo beneficerà della crescita economica dell’America Latina, ma incoraggerà anche nuove opportunità di esportazione di beni e servizi intermedi che possono beneficiare le loro imprese manifatturiere di servizi. L’Unione Europea può favorire una politica di maggiore internazionalizzazione delle sue imprese, soprattutto medie e anche piccole, che siano fornitrici delle grandi aziende già presenti nella regione.

In realtà, credo che questa tendenza sia iniziata da qualche tempo, come possiamo vedere nella tabella seguente. Infatti, nel 2012 l’America Latina e i Caraibi hanno ricevuto 173 miliardi di dollari di investimenti diretti esteri: il 6,7% in più rispetto al 2011, come indicato nella Tabella 6.

Tabella 6. Investimenti diretti esteri in America Latina e nei Caraibi

Fonte: UNCTAD, CEPAL

Circa il 40 per cento di questi investimenti, proviene da paesi membri dell’UE, come indicato nella seguente Tabella 7, che comprende gli investimenti accumulati dai paesi dell’Unione Europea in America Latina, tra gli anni 2008-2011:

Tabella 7: Investimenti accumulati dai paesi dell’Unione Europea in ALC, 2008-2011

 REGIONI E PAESI

20   2008

2009

2010

2011

 

America Centrale

31

33   310.8

 

390.4

 

404.1

 

449.8

Messico

51.8

61.0

75.1

76.7

Sud America

207.0

229.3

314.4

352.9

Argentina

40.8

41.7

48.1

44.3

Brasile

108.5

139.7

200.2

238.9

Cile

15.3

19.5

24.9

25.0

Venezuela

17.3

16.3

18.9

24.0

Fonte: Commissione Europea

Conclusioni

Lo scenario mondiale sta cambiando rapidamente. La Cina e l’Asia Pacifico saranno i principali motori dell’economia mondiale nei prossimi dieci anni. Gli Stati Uniti, l’Europa e l’America Latina stanno ridefinendo le loro strategie economiche alla luce di questa realtà. Come altre regioni, l’America Latina e i Caraibi cercheranno di rafforzare i loro legami commerciali e di investimento con l’Asia Pacifico. Tuttavia, l’UE non cesserà di essere un socio fondamentale per i paesi latinoamericani, in materia di commercio e investimenti. L’Europa deve aumentare i suoi investimenti in America Latina e nei Caraibi, perché è una regione che continuerà a crescere durante il prossimo decennio. In questo modo, è possibile esportare di più verso i nostri paesi, creando nuovi posti di lavoro in entrambe le regioni. Focalizzando la sua attenzione sui negoziati con gli Stati Uniti, l’Europa non deve dimenticare le opportunità che offrono i paesi dell’America Latina e dei Caraibi.